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Più dettagli! #3

“Più dettagli”, la rubrica dei fatti di cui non frega un cazzo a nessuno.

Fermatomi al bar per pranzo, ché ero in giro per motivi di lavoro (!), stavo iniziando a mangiare le mie mezzelune agli asparagi (che non mi piacciono, ma mi piace l’odore dell’urina nel resto della giornata) pregustando la tranquillità della solitudine accompagnata dalla lettura dei quotidiani. Purtroppo una famiglia nonna-padre-madre-bambina ha pensato che fosse una buona idea occupare il tavolino accanto al mio. E vabbè. Però, se la vostra cazzo di bambina strilla tutto il tempo, io mi aspetto da voi almeno che la richiamiate all’ordine, se proprio non disponete di corda e bavaglio regolamentari. Invece no: genitori che se ne sbattono bellamente il cazzo e nonna che le fa la cronaca del cartone che la bambina sta guardando sul cazzo di iPad, combattendo in volume con la radio del bar, il sonoro del cartone stesso e le urla della bambina (a parte che trovo la cosa ridicola di per sé, che cazzo ti porti il tablet per farle vedere i cartoni se la piccola stronza urla comunque?). Io poi amo tutte le categorie in gioco, cioè vecchi, bambini e genitori disattenti, ma a patto che siano nel loro habitat naturale, rispettivamente: i ricordi dei propri cari, le fail compilation e il 41 bis. Colgo comunque l’occasione per ricordarvi che la sovrappopolazione è un problema di estrema gravità, vi invito quindi al sesso protetto o, quantomeno, a venire nei muri.

Più dettagli! #2

“Più dettagli”, la rubrica dei fatti di cui non frega un cazzo a nessuno.

L’altro giorno, a causa di due fattori che influenzano o hanno influenzato la maggior parte delle nostre vite e su cui purtroppo non abbiamo il necessario potere d’intervento, cioè “la sfiga” e “trenitalia” (o come cazzo si chiama adesso), mi sono trovato a trascorrere un’ora abbondante alla stazione di Forlì.

Forlì non è di per sé una brutta città, ci sono posti in Italia ben più degradati, sporchi, pericolosi e malfrequentati: basti pensare a Scampia, Trento o la figa di Sara Tommasi.

Forlì, anzi, è piuttosto pulita e ben conservata, però sembra che la gioia di vivere e l’allegria se ne siano andate anni fa sbattendo la porta e adesso reclamino pure gli alimenti. Devo però ammettere che il mio giudizio sulla città possa essere influenzato dal sapere che porcaputtana avrei dovuto essere a Bologna molto prima, ché c’era gente ad attendermi, e dal fatto che Forlì è la città in cui mi perdo più facilmente, e quindi mi fa incazzare. Ci sarò stato in auto una decina di volte e otto di queste credo di essermi perso. Penso che la causa risieda, oltre che nella mia mancanza di senso dell’orientamento, nella cattiva gestione degli spazi perpetrata dalle varie amministrazioni che si sono succedute alla guida della città.
Se dovessi scrivere un libro su Forlì lo chiamerei proprio così: “FORLÌ – cattiva gestione degli spazi perpetrata dalle varie amministrazioni che si sono succedute alla guida della città”. Poi nella prima pagina scriverei “vaffanculo” e il resto lo lascerei in bianco.

A Forlì sembra che tutto – le strade, i palazzi, le ragazze – sia più ampio di quanto necessario. Non è facile quantificare con precisione l’enorme entità dello spreco, ma se il cemento e l’asfalto fossero l’emancipazione femminile, Forlì sarebbe Memorie di una vagina.

Inoltre le stazioni mi mettono sempre addosso quel misto di ansia e tristezza che credo proverei soltanto se scopando con la mia ragazza mi accorgessi della presenza, nella tv dimenticata accesa, di Bruno Vespa e dei suoi ospiti che mi fissano in silenzio.
Poiché era sabato c’era pure l’edicola chiusa e io non ero stato abbastanza previdente da portarmi un libro, quindi sono rimasto un’ora seduto sul bel viale di epoca fascista a bere red-bull calda, fumare e osservare quello che non succedeva intorno a me. Dopo una ventina di minuti ero sorpreso che i piccioni non si gettassero piangendo sotto le poche auto di passaggio, poi ho pensato che magari vogliono vivere abbastanza da cagare in testa al forlivese adottivo Nicholas Farrell.

Sono salito sul treno pensando “la prossima volta me la faccio in macchina”, ma mentivo, mi perderei a Bologna.

Più dettagli! #1

“Più dettagli”, la rubrica dei fatti di cui non frega un cazzo a nessuno.

Ieri pomeriggio ho lasciato che alcune parole che si concludono con la a accentata, tra le quali eterosessualità e dignità, uscissero dalla mia vita sbattendo la porta. Ovvero: nel giro di poche ore sono andato in palestra e ad acquistare una sigaretta elettronica. La sigaretta elettronica è abbastanza gustosa, pure troppo. Praticamente è così gustosa che dopo che ti fai una fumata hai voglia di una sigaretta. Comunque la fumo solo in casa quando non c’è nessuno presente, nemmeno il mio cane, per pudicizia. Se mi chiedessero “ti importa più di sembrare un coglione che della tua salute?” risponderei fumando eroina.
Comunque, la spesa complessiva da me sostenuta è stata di circa 110 euro; considerando il mio attuale stipendio, in proporzione, equivale all’acquisto di una villa nel centro di Roma da parte di uno che lavora in un call-center. D’altronde, ho pensato, non ci sono problemi economici che una guerra nucleare non possa risolvere.

In palestra mi sono divertito abbastanza. Sono andato insieme a due amici che già la frequentano. Quando siamo entrati uno di loro mi ha presentato a un armadietto rasato il quale ha preso a fissarmi. Credo stesse deducendo dal mio sguardo la pochezza della mia muscolatura. Poiché nessuno poteva farci una “leone” ho deciso di rompere la tensione presentandomi e mettendo subito in chiaro che soffro di mal di schiena e comunque voglio una scheda leggera e le gambe no grazie, non le faccio, gioco già a calcio. Uno dei primi esercizi è stato sollevare la scheda (due serie da quindici).